Le Mille e una Notte
Ciao a tutti!
Vi vogliamo tenere aggiornati sulle nostre attività anche qui in Italia, perché adesso inizia forse la parte più importante della nostra esperienza estiva: la TESTIMONIANZA di un viaggio di servizio e scoperta attraverso culture, persone e storie diverse dalle nostre. Una testimonianza che senza l’aiuto di molti di voi, ora non sarebbe possibile. Ma passiamo ai fatti!
La comunità Obrigado ha partecipato all’Agorà 2009 di Verona, un’uscita di due giorni per i rover e le scolte che hanno preso parte ai progetti internazionali dell’AGESCI, o che hanno vissuto un campo all’estero. Un grande evento a livello nazionale che ha visto la partecipazione di più di 300 ragazzi provenienti da tutta Italia. Il tema di questo incontro è stato “Le mille e una notte”, scelta che viene così spiegata dagli incaricati Nazionali al Settore Internazionale:
“Quest’anno vorremmo concentrare maggiormente l’attenzione sui rapporti euro-mediterranei e soprattutto quelli con il mondo arabo e mussulmano”.
Per ogni progetto presentato è stato chiesto di portare un dvd con qualche foto e il racconto della propria esperienza sottoforma di una una favola sulla falsa riga di quelle di Le mille e una notte, da condividere la sera durante il bivacco.
Durante questo fine settimana abbiamo avuto tre momenti di confronto.
Sabato pomeriggio ci siamo divisi in gruppi nei quali abbiamo condiviso le nostre esperienze di campo all’estero in giro per il Mondo (Brasile, Lima, Kenia, Sierra Leone, Romania, Serbia, Sarajevo, Costa d’Avorio e altri ancora) con gli altri ragazzi.
Poi verso sera si sono aperte tre “tavole rotonde” di dibattito rese molto interessanti dalle testimonianze di persone provenienti da altri Paesi, in particolare dall’Africa. I temi trattati sono stati:
• Immigrato, rifugiato, clandestino… cittadino del mondo
• Integrazione o discriminazione
• Contaminazione: malattia o arricchimento?
E’ seguita poi una serata all’insegna della condivisione e della diversità. Per la cena ogni comunità ha portato e condiviso i piatti tipici della propria regione, creando un festoso buffet con i cibi provenienti da tutto lo Stivale. A seguire c’è stato un fantastico concerto di un gruppo africano, I Piramide, che ci hanno travolti con il loro ritmo e la loro musica e intrattenuti fino a tardi, mentre sullo sfondo scorrevano le nostre foto e le slide delle nostre presentazioni.
La domenica mattina, sempre divisi in gruppi, abbiamo discusso per le seguenti aree tematiche:
• Religione & spiritualità,
• La persona al centro (Diritti umani, donne, infanzia),
• Cooperazione & accoglienza (incontro e scoperta della diversità),
• Responsabilità & Cittadinanza attiva (pace, legalità e giustizia),
• Ambiente, accesso alle risorse, sviluppo sostenibile
• Avventura, competenza, scouting
E’ stata un’esperienza forse troppo breve rispetto all’intensità delle emozioni che ciascuno di noi ha provato quest’estate durante il suo viaggio, ma comunque un prezioso e interessante momento di dibattito e confronto.
Se volete leggere il nostro articolo di presentazione per l’agorà scritto da giò:
C’era una volta un paese, al di là dell’Oceano, conosciuto dalla gente che abita queste terre col nome di Brasile. Tutti ne avevano sentito parlare, per la bellezza della natura, il calore del Sole, l’allegria del suo popolo… un popolo povero, ma dimenticato: di fronte alla vista di spiagge infinite su cui si affacciano lussuose residenze, un paradiso che concentra tutti i peggiori valori dell’Occidente, ognuno si ritrova col suo piccolo Brasile costruito nella testa, secondo i propri gusti e preferenze. Un bel quadretto di un mondo troppo lontano per poterlo toccare direttamente. Non tutti però erano disposti a chiudere gli occhi su una realtà simile, che poteva certamente dare qualcosa di prezioso a chi avesse fatto lo sforzo di cercarlo, anche andando dall’altra parte del mare: così, diciassette ragazzi presero la decisione di partire insieme verso il Brasile alla ricerca di un tesoro diverso dagli altri e, dopo aver faticato per un anno preparando il viaggio, finalmente un mattino d’agosto, al sorgere del sole, lasciarono la loro terra con gli occhi rivolti solo alla meta. Il brusco contatto del loro aereo con la pista per l’atterraggio, unito allo stordimento da jetlag, furono solo due dei modi con cui il corpo partecipò allo spaesamento che nasceva dal trovarsi in una realtà opposta alla propria: le aspettative dovevano adeguarsi a quel che gli occhi si trovavano davanti. La natura era rigogliosa, ma non potevano immaginare di venir sommersi dal verde di foreste ai loro occhi infinite, mentre li sfioravano serpenti e stormi di pappagalli in volo; il Sole, riflesso su terra rossa e sabbia bianca, aveva più luce; per le vie non si facevano strada solo auto e persone, ma anche suoni e odori imprevisti: completamente nuovi per olfatti e uditi che faticavano ad abituarcisi, ma poco alla volta scoprivano la bellezza della novità, del diverso, e la sorpresa che accompagnava queste scoperte.
In un’altra favola, i protagonisti avrebbero cercato in ogni modo una traccia che li portasse ad un tesoro. In questa, fu lo stesso Brasile a dare, poco alla volta, gli indizi necessari per scoprire il suo tesoro; accorgendosi delle piccole tracce lasciate qua e là, si aprirono lentamente occhi, mente e cuore su un mondo diverso dal quadretto immaginato di qua dall’Oceano. Un mondo nuovo, fatto soprattutto di persone incontrate poco per volta lungo la propria strada. All’inizio, i ragazzi erano guardati come stranieri, provenienti da un mondo dorato in cui tutto era possibile, grazie al denaro: con questa diffidenza quasi reciproca, chi li avrebbe aiutati a scoprire il tesoro? Furono i bambini a soccorrere i diciassette venuti dall’altra parte del mondo; ma non mostrarono la strada da percorrere verso quanto di prezioso andava scoperto solo indicandola con un dito: fecero molto di più, prendendo per mano ciascuno degli stranieri, rassicurandoli con sorrisi riflessi anche nei loro occhi, accogliendoli tra loro con danze e giochi, facendo capire come si potesse comunicare molto meglio con un semplice abbraccio piuttosto che con stentate frasi nella lingua dell’altro. Un cammino difficile, attraverso la povertà estrema delle favelas, la sofferenza che ogni persona si trascina con la propria storia, la difficoltà di doversi confrontare con una realtà completamente diversa dalla propria. Un cammino, allo stesso tempo, bellissimo, con la gioia di chi, nonostante i problemi, sceglie di andare ancora avanti sorridendo, e la tenacia di coloro che scelgono di dedicarsi completamente all’aiuto dell’altro. Un cammino che, un passo alla volta, apra la strada verso un altro mondo: un mondo migliore, dove la disuguaglianza lasci il posto alla solidarietà, l’egoismo all’altruismo e ognuno possa essere davvero protagonista, senza essere schiacciato dagli interessi di pochi. Il tesoro, che ogni ragazzo trovava dentro di sé alla fine del viaggio, era la consapevolezza che un mondo diverso può esserci davvero, con ognuno attivo nel fare la propria parte.
E tutto questo…c’era una volta, ma vogliamo che sia ancora
Scusateci per la lunghezza dell’articolo ma volevo evitare di spezzarlo in 2 parti :).